Questo virus, 600 volte più piccolo di un capello, ha messo in ginocchio l’umanità o il genere umano narcisista, arrogante, autoreferenziale, quello che riteneva di essere prossimo all’onnipotenza perché dotato di molte robuste risorse e di scarsissima coscienza del limite? Entrambe, purtroppo. Di certo, la prima soffre, e spesso si nobilita, il secondo ringhia, guarda e resta cieco. Molte volte nella Storia le popolazioni di questa nostra Terra sono state provate da terribili esperienze, a tutti note, ma c’è sempre stata una ripresa vitale. Anche stavolta sarà così, ma intanto quanto siamo diventati più poveri, nell’animo e nelle cose? E quanto siamo (o saremo stati) capaci di soffrire, ma anche di recuperarci comunque ai sentimenti universali del Bene? Cerchiamo sicurezze ed esistono probabilità, al massimo, ragionevoli: siamo di fronte all’ignoto che si appalesa in modi poi man mano meglio conosciuti, ma intanto c’è paura, dolore, solitudine. E anche morte: quella altrui non ci riguarda mai, ha connotati sempre diversi dai nostri, potrebbe non toccarci. Ma se ci è entrata in casa, ha sconquassato la nostra esistenza e infranto le nostre presuntuose certezze. Forse domani ci sarà una qualche dolcezza di memoria umana, ma oggi è dura, eppure dobbiamo uscire dal chiostro della speranza. La forza della Vita è in noi e dobbiamo trasmetterla: è più contagiosa di questo stesso virus e porta al Bene, accoglie le fasi evolutive della Scienza, chiama Speranza e ci darà, stanchi, la pace, finalmente. Dobbiamo averne consapevolezza e attendere questo tempo con spirito di positività, nonostante la durezza delle prove che sosteniamo e proprio per questo averne contezza e dare senso morale al nostro comportamento, laddove il rispetto umano è quello della reciprocità e dell’attenzione, perché nulla in salute è soltanto nostro.
Dietro ogni amarezza e ogni dramma c’è un Dio che ci salva e sta per farsi nuovamente Uomo: ma c’era già prima a lenire la pena, sta per riprenderci per mano nel cammino della nostra vita.
Facciamoci trovare pronti, stanchi e fragili, ma Uomini e Fratelli.