Libera ricerca del vero

Come mettere insieme bellezza, bontà e verità? di don Fabrizio Centofanti

Sperimentiamo vari tipi di bellezza. Al grado più basso c’è quella del peccato: il frutto dell’albero “era bello a vedersi e buono da mangiare”. Spesso si rimane prigionieri di questa falsa bellezza, si resta ammaliati, come dalla maga Circe del poema omerico. Che sia falsa è dimostrato dal fatto che non risponde alle domande ultime, corrispondenti all’altezza della vocazione umana, ma si ferma al contingente: non a caso gli uomini che entrano in contatto con Circe sono trasformati in bestie. 

C’è poi un’altra bellezza, quella della relazione, della comunione: è la scoperta del Tu, che avviene spesso nella sofferenza, perché i sensi hanno bisogno di essere purificati per liberarsi dalle attrazioni contingenti. Il bello, in questo stadio, coincide col buono: non è più una bellezza effimera, superficiale, seduttiva, ma profonda, autentica, umana.

Il terzo stadio è quando questo bello-buono si rivela come il nostro destino ultimo: il cuore trova la sua collocazione solo in prospettiva dell’eterno, quando si sente avvolto in un amore che attrae nella purezza del dono reciproco. Allora bello, buono e vero diventano quello che sono: il nostro essere uniti a Cristo, alla Sua umanità e divinità. Il cuore si allinea col progetto di Dio e fa esperienza di una pace non più minacciata dalle vicende della vita.

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3 Comments

  1. elena andria

    E’ un percorso lungo, difficile che procede da svelamento a svelamento!
    Grazie!!

  2. PAPI PIO

    Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore

    La sperimentiamo? Altrimenti siamo ” nel mezzo del cammin di nostra vita….

  3. hellomiticospank

    Molto bella ed intrigante questa descrizione di bellezza, bontà e verità.
    È un cammino progressivo che va dal facile al complesso.
    Facile perché si cade con molta facilità nel peccato, ci si sente appagati, ma fondamentale vuoti e tristi. Ci rende belli di aspetto ma aspri al palato.
    Complesso perché ammettere di aver sbagliato, implica un lavorio interiore non facile in quanto ci chiede un ingrediente semplice, ma difficile allo stesso tempo. Chiede L’UMILTÀ. AVERE QUESTO INGREDIENTE significa soffocare l’io, farlo scendere dal suo trono, per fare EMERGERE LA VERITÀ che abita nel profondo del nostro essere. E non sempre è facile fare questo, perché comporta un cambiamento e un arduo cammino interiore. VERITÀ CHE COINCIDE CON LA BONTÀ E LA BELLEZZA DELL’ESSERE ABITAZIONE DI CRISTO.

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