Libera ricerca del vero

Corso di preparazione al giudizio universale, di don Fabrizio Centofanti

Si è presentato a tutti, prima o poi, il pensiero del giudizio finale. È cosa da far tremar le vene e i polsi, come ha scritto qualcuno. Pensiamo ai peccati, che a volte consideriamo imperdonabili; o temiamo di non esserci confessati bene, o di non farlo in tempo, prima di morire. Ci ricordiamo di quando rischiammo di essere bocciati o rimandati, l’angoscia dell’interrogazione, l’altolà della Polstrada che ci ferma per qualche infrazione. O avvertiamo un disagio indefinibile, che ci fa vivere un brutto quarto d’ora. 

Ma il giudizio finale non è un terno al lotto, una roulette russa, un “io speriamo che me la cavo”. È noto su che cosa verterà il compito, perché il Vangelo ricorda a chiare lettere la traccia unica proposta in quell’esame: l’amore ricevuto, che eravamo chiamati a custodire e coltivare, e che possiede una natura diffusiva, secondo l’Aquinate: dandogli spazio, finisce col prenderselo tutto. Santa Teresa d’Avila aggiungeva: se accogli Gesù, non te lo togli di torno. È il modo migliore per rapportarci al giudizio universale: pensare all’amore di Dio, così sorprendente da far sentire scolari modello degli asini patentati come noi.

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1 Comment

  1. Alberto Bossi

    Certo che le tue parole, caro don Fabrizio, aprono come non mai alla speranza. La speranza che l’amore infinito di Dio colmi i vuoti dei nostri egoismi e ricopra tante mancanze, tanti piccoli e grandi peccati. Io personalmente, come ho fatto nei momenti difficili, chiedo a Gesù di tenermi per mano, Tanto più in quel momento supremo sarà importante non presentarsi da soli al Padre. E Gesù saprà farci da avvocato, saprà rendere gemme preziose quei momenti di vero amore che avremo saputo diffondere e restituire ai fratelli.

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