Libera ricerca del vero

Dov’è che sbagliamo? Il vero successo, di don Fabrizio Centofanti

La sensazione di sbagliare ci accompagna spesso: a ragione o a torto, perché a volte non risponde al vero. Al di là delle incertezze, che fanno parte dell’umano, c’è un motivo per cui abbiamo una possibilità di cadere in errore facilmente, ed è quando viviamo, come dice san Paolo, secondo l’uomo vecchio. Se le nostre coordinate di vita incrociano, in qualsiasi punto, i vizi capitali (segni caratteristici dell’uomo vecchio nell’accezione paolina), possiamo essere sicuri che in qualche modo sbaglieremo. 

Si tratta, in tutti i casi, di un attaccamento all’io, che non è quasi mai un buon consigliere: la verità è nel profondo, in quello che Carl Gustav Jung chiama il Sé. In un momento della sua evoluzione ha identificato significativamente l’archetipo del Sé col Cristo. 

Ciò cambia la nostra idea di successo: quello mondano è quasi sempre collegato all’uomo vecchio, che soffre di invidie, antagonismi, gelosie, nonché di ambizioni sbagliate. Questo tipo di successo porta con sé ansie e insicurezze, ben visibili in certe vite di star, concluse talvolta col dramma del suicidio.

Il vero successo consiste nel passaggio dall’uomo vecchio all’uomo nuovo, dal vizio alla virtù, dalla carne allo spirito. Questo successo porta gioia, generosità, vitalità, per cui vale la pena dedicargli una vita. È l’unica scelta che consente di non sbagliare più con la frequenza che logora le forze e conduce alla tristezza. La gioia profonda, presente anche nelle circostanze più difficili, è quindi il segno della vera riuscita nella vita.

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1 Comment

  1. Solo la grazia di Gesù (implicita in un non credente) ci apre gradualmente ad una vita rinnovata.

    Rinnovo delle promesse battesimali

    La lampada è spenta

    il sole tramonta

    la neve scende bianca

    sul mio andare via.

    Lungo la strada

    dietro i rami spogli

    volti a mezz’aria

    dicono parole di cui

    mi sfugge il senso.

    Nella notte che viene

    mi congedo per amore,

    per tornare vicino.

    Per morire tre giorni

    e poi resuscitare

    quando il fico germoglia

    e l’estate è vicina.

    Poesia tratta da Piccolo magnificat. Un canto di tanti canti https://gpcentofanti.altervista.org/piccolo-magnificat-un-canto-di-tanti-canti/

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