Libera ricerca del vero

Il denominatore comune dei vizi capitali, di don Fabrizio Centofanti

Vogliamo migliorare, ma non sappiamo come. Proviamo, ma ci ritroviamo al punto di partenza. E se ci sfuggisse la chiave fondamentale per cambiare le cose? 

Ecco alcuni criteri efficaci:

  1. Tutto ciò che, nella nostra storia, avviene in ordine alla salvezza, è frutto della grazia. Gesù ha detto esplicitamente che senza di Lui non possiamo far nulla.
  2. Ciò significa che senza la preghiera non può cambiare niente: si tratta di un’invocazione continua, un ricordo di Dio ininterrotto, una memoria dell’amore coltivata ogni momento.
  3. Stabilito questo, bisogna riconoscere l’ostacolo alla sua realizzazione: è il denominatore comune dei vizi capitali, che tocca la libertà e la collaborazione con l’opera di Dio, sempre prioritaria. Ciò che collega i vizi – o pensieri cattivi, secondo i Padri orientali – è il fatto di mettere in primo piano la propria persona. Questo atteggiamento interferisce in modo decisivo con la capacità di pregare e di amare gli altri e Dio. Pensieri, parole e azioni risultano inquinati alla radice da un errore di metodo.
  4. L’amore è dimenticarsi di sé: Dio lo ha dimostrato soffrendo e morendo per noi. Questa scelta di fondo ci libera dal nemico più insidioso, perché quasi mai riconosciuto: noi stessi. 
  5. Qui comincia l’avventura dell’amore: dall’io al tu, dal ripiegamento su di sé alla capacità di dare, dalla tristezza alla gioia. Se non prendiamo coscienza di ciò, ci ritroveremo al punto di partenza.

Previous

Psicoterapia e Spirito Santo. Nuove prospettive del “prendersi cura”, in quella terra di nessuno ai confini tra psichico e spirituale.

Next

Spunti fuori dagli schemi dominanti

2 Comments

  1. Abbiamo paura di perdere noi stessi quando ci doniamo gratuitamente…invece così ci salviamo, viviamo, perchè regna l’Amore , quello che Lui ci ha insegnato…

  2. Alberto Bossi

    Parole di sapienza!
    La radice del non progresso sulla via della grazia è proprio questa prevalenza dell’io: se noi mettiamo al centro dei nostri pensieri noi stessi nove decimi della giornata, e un decimo lo dedichiamo al rapporto con Gesù, con Dio, ci sembrerà di aver pregato quotidianamente.
    In realtà avremo segnato il passo, fintanto che non avremo invertito questa proporzione.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén