Il Messaggero: Il Natale al santuario della Madonna del Divino Amore

Franca Giansoldati. Città del Vaticano – «Forza romani guardiamo avanti: ce la faremo a superare questo brutto momento, con l’aiuto di Dio e la nostra collaborazione. La speranza ci accompagna sempre”. Dal Divino Amore, il santuario per eccellenza della capitale, alla vigilia di Natale arriva un messaggio di speranza, di fiducia, di tenacia, un messaggio che incoraggia a ritrovare nella spiritualità e nella preghiera la forza per uscire migliori anche dai frangenti più difficili. Al cappellano del santuario, don Giampaolo Centofanti, viene spontaneo paragonare i dolori della guerra, quando c’erano i bombardamenti sul quartiere di San Lorenzo ai momenti complicati che oggi, a causa del Covid, stanno mettendo a dura prova migliaia di famiglie, nonché il tessuto produttivo di interi quartieri. Allora come oggi la gente continua a riversare speranze sul santuario, punto di riferimento della pietà popolare. «Maria è una madre ed è amata e il suo manto si stende si chi soffre. Proprio in questi giorni abbiamo letto il Magnificat che ci parla di come Dio conduce la storia con la collaborazione delle persone. Di tutte le persone. Di quelle semplici, spesso nascoste e non conteggiate, come di quelle importanti o potenti. Persone che aprono il loro cuore con abnegazione, devozione, impegno. Pensiamo a quello che sta accadendo. Accanto alle difficoltà c’è anche un visibile flusso di bene che è scaturito. Se lo osserviamo lo possiamo individuare».
«La storia della salvezza – spiega il don Centofanti – è una lettura che filtra lo sguardo di Dio. Il Magnificat è un veicolo di fiducia. La speranza nella mano di Dio per chi crede è una certezza, nonostante i momenti bui, le sofferenze, i dolori».
Il cappellano insiste nel definire la figura di Maria e cita il passaggio evangelico che descrive le nozze di Cana. «Non è un caso se è Maria che avverte che non c’era più vino. Maria in qualche modo previene con la sua vicinanza». E Natale, spiega ancora, è il momento in cui si concretizza il messaggio della vicinanza di Dio all’uomo. «Questo ci aiuta a superare tutto. Ci dà fiducia sul fatto che ne usciremo fuori. Che con Lui ce la faremo. E non è solo un messaggio per i credenti perchè sono proprio gli angeli a cantare per le persone di buona volontà. Quel Bambino ci insegna che il messaggio di Dio, ci indica la strada, ci apre vie nuove. E le apre anche a chi non crede. E’ questa la grazia del Natale».
Roma secondo lei è una città che sta perdendo la fede? «Dal nostro osservatorio, il santuario del Divino amore, vedo che c’è un flusso enorme di brava gente, di credenti, persone che fanno parte di quella maggioranza silenziosa che opera ma non è appariscente. Roma è una città complessa, una metropoli con mille problemi, ma anche chi apparentemente si è allontanato da Dio, nel suo cuore mantiene sempre una radice. Personalmente lo posso toccare quando vado a fare la benedizione nelle case. Non c’è quasi nessuno che la rifiuta. E questo secondo me la dice lunga, ci insegna tanto».

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