Intervista al cardinale Versaldi sull’anno di San Giuseppe

D: Padre Versaldi (cardinale, arcivescovo e prefetto della Congregazione per l’educazione cattolica. NdR) siamo nell’anno dedicato, fino al prossimo 8 dicembre, a San Giuseppe. Lei porta questo nome, può dirci qualcosa su tale santo? E su questo anno a lui dedicato? Come vede il fatto che l’anno esordisca e termini nel giorno dell’Immacolata?

R: La decisione di Papa Francesco di indire un anno sotto la protezione di San Giuseppe, in occasione della ricorrenza del 150° anniversario della dichiarazione di Patrono della Chiesa universale,  deve rendere felice non solo chi, come me, porta il suo venerato nome, ma tutti i fedeli della Chiesa. Infatti, tutti in quanto appartenenti alla Chiesa sono sotto la sua protezione. Purtroppo, non tutti ne apprezzano il significato legato alla missione che San Giuseppe ebbe nella nostra redenzione. Giuseppe, all’inizio della vita di Gesù, ebbe un ruolo essenziale che egli accettò come uomo di fede e di umiltà coraggiosa. A lui fu chiesto di assumere il ruolo di sposo di Maria e di padre di Gesù di fronte alla comunità in cui viveva in osservanza delle leggi in vigore. Possiamo dire che a Giuseppe fu chiesto di entrare nel mistero dell’Incarnazione come colui che garantiva l’umanità del Verbo incarnato che nascondeva la sua divinità nella apparente normalità della sua venuta nel mondo. Giuseppe salvò Maria e Gesù non solo dalle insidie di Erode, ma ancor prima dalla illegalità a cui la nascita verginale esponeva l’inizio della incarnazione. Fino alla manifestazione pubblica di Gesù, ben oltre la vita di Giuseppe, Gesù fu considerato il “figlio del falegname” e lo sposo di Maria, benché tutto ciò non fosse secondo la carne ed il sangue. L’importanza di questa missione di Giuseppe si accompagna con la fede ed umiltà con cui egli, ispirato dall’alto, accettò e portò a compimento quanto Dio gli chiedeva. L’aver assicurato a Gesù e Maria una vita ordinaria e una legalità sociale è stata la condizione per cui si è potuta realizzare la nostra redenzione. E, come alcuni Santi hanno messo in rilievo, tale ruolo ha reso Giuseppe così caro ed autorevole sia per Gesù come per Maria, da farne ancora un potente loro aiuto nel compimento dell’opera redentiva che si sta realizzando nella storia umana. Per questo è Protettore della Chiesa universale: perché ancora collabora, con il suo stile silenzioso, ma operoso, a rendere efficace il progetto di Dio che è la salvezza di tutti gli uomini. Dunque, non possiamo dimenticare San Giuseppe come servo buono e fedele anche nella Chiesa di oggi, perché concretamente la redenzione è iniziata nella famiglia di Nazaret e non è lecito separare ciò che Dio ha unito! Giuseppe, Maria e Gesù sono ancora, ciascuno secondo la sua diversa missione, protagonisti della vita della Chiesa. Giuseppe continua ad assicurare le condizioni concrete e socialmente più adatte perché la Chiesa possa continuare la sua missione. E quanto ne abbiamo bisogno in questi tempi difficili per la Chiesa ed  il mondo intero! Ricorriamo, dunque, con fiducia alla intercessione di San Giuseppe per imitarne la fede e l’umiltà che gli permisero di assicurare l’incolumità della sacra famiglia in mezzo ai pericoli e le difficoltà incontrate subito al suo inizio. Con le parole di Papa Francesco, che ci fa riscoprire il “cuore paterno di San Giuseppe, lo invochiamo: “O Beato Giuseppe, mostrati padre anche per noi e guidaci nel cammino della vita. Ottienici grazia, misericordia e coraggio, e difendici da ogni male”. Così sia.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.