“LA FEDE SOMMERSA” (UCRAINA) nei Diari di Gabriele De Rosa

Roma,16 febbraio 2002, sabato

    Ieri, Nina Kavalska, ambasciatrice dell’Ucraina presso la Santa Sede in visita all’Istituto Sturzo. Media statura, vestita con molta semplicità, con uno sguardo vivo e intelligente, ha commentato il programma che stiamo elaborando a Vicenza per il convegno sull’Ucraina. Vorrebbe che si parlasse meno di Medioevo, dell’età Kieviana, di Slavia latina e Slavia ortodossa e più della storiografia contemporanea. Nel complesso era gioiosa di quanto si fa a Vicenza per questo colloquio, che vedrà presenti una nutrita pattuglia di intellettuali del Centro-est. E la prima impegnativa iniziativa culturale che si fa in Italia sulla condizione attuale dell’Ucraina di fronte alla prospettiva europea. Non so se ho chiesto troppo al mio Istituto, che il mese scorso sembrava dovesse naufragare in un mare di debiti, ma io non pensavo ancora a lasciare la presa, che cosa ne sarebbe dell’esperienza accumulata in questi anni recenti sulla percezione dei nuovi spazi che si sono creati attorno al Veneto, fra Centro e Sud est, e Roma? Perché non riprendere il filo di quella spiritualità Kieviana, che per l’ultima volta aleggiò a Firenze nel Concilio del 1439? Perché non impegnarsi a fare confluire i rivoli, che possono diventare fiumi, delle tradizioni culturali, spirituali dell’Oriente cristiano, con la nuova Chiesa di Roma, quella che sentiamo adombrata nei viaggi e nelle vie del perdono di Giovanni Paolo II? Non sarebbe ora di mettere da parte la coperta consunta del fanatismo carolingio?

Roma, 5 marzo 2002, martedì 

Stringono i tempi per la preparazione del convegno a Vicenza sull’Ucraina. Sarà la fase culminante del mio lungo operare per una cristianità più dolce e raccolta, più testimonianza di Dio, che di obbedienze precettistiche e sinodali. Soffriamo troppo per una società cristiana, ammalata di inimicizie e rancori corinzi,       come leggiamo nella prima lettera di San Paolo.