Ogni uomo può in mille modi contribuire alla ricerca del vero, anche semplicemente con la sua stessa vita, le sue speranze, i suoi bisogni, le sue difficoltà. Ogni uomo può ricevere intuizioni originali, profetiche. Ma la profezia più profonda nasce dal sempre più profondo ascolto, dalla sete di Luce. Gesù è la Parola di Dio perché è l’ascolto del Padre. E il titolo con cui preferisce chiamarsi è quello di Figlio dell’uomo. Ossia uno che impara da tutti e da tutto. Anche Maria imparava da tutti e da tutto, serbava tutti quei fatti-parole gettandoli alla rinfusa nel suo cuore, sembra dire letteralmente il testo di san Luca. Erano essi, accolti nel cuore, a rivelarsi gradualmente. Semi, doni di grazia, non concetti. Sete di Luce. E non già circoscritta da paletti, solo spiritualistica, intellettualistica o solo pratica. Fatti parole, secondo l’intraducibile parola greca ῥῆμα. L’umanità intera della persona sempre più aperta dalla e alla Luce di Cristo, Dio e uomo, alla sua grazia divina e umana. Vi diranno eccolo qua, eccolo là, non andateci – dice Gesù – perché il regno di Dio è in mezzo a voi, con il contributo di tutti e di tutto. Verità, libera identità e scambio, vita concreta. Non solo un aspetto, chiudendo e svuotando le persone. Restando nelle astrazioni, nel tecnicismo, che stanno conducendo l’umanità al crollo.

Forse in mezzo a tanti pericoli stiamo giungendo ad una nuova tappa nella storia della salvezza: alla fine il mio cuore immacolato trionferà. Cosa vuol dire poi “alla fine”? Forse che specifiche persone e società devono sperimentare il fallimento per appoggiarsi sempre più in ogni cosa a Dio?

“Samuele acquistò autorità poiché il Signore era con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole” (1 Sam 3, 19). Ascoltare significa vivere: “Tu sei degno di prendere il libro

e di aprirne i sigilli,

perché sei stato immolato

e hai riscattato per Dio con il tuo sangue

uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione

e li hai costituiti per il nostro Dio

un regno di sacerdoti

e regneranno sopra la terra” (Ap 5, 9-10).