Questo è un periodo grigio della nostra vita e, nonostante la forzata esteriorità del Natale, incombe spesso dentro di noi uno stato d’animo di tristezza e di malinconia. Probabilmente è l’età che avanza-dirà qualcuno – o la percezione che è fragile la resistenza psicofisica di chi non è più giovane. Sarà che emerge, inutile, quello stucchevole cerimoniale degli auguri pieni di stereotipati auspici di virtù  poco proponibili al momento come la serenità, la letizia, la gioia. Siamo stanchi, eppure c’è sempre un interiore “ristoro” energetico: quello di non chiudersi in sé stessi, nella “turris eburnea” dei pochi o nella disperata amarezza dei tanti che soffrono. Tutti si spera soffrendo e si sogna di ricostruire futuro. Nessuna novità in questo pensiero, credo sia millenario. C’è stato un fatto che mi ha indotto a riflettere. Un mio caro, vecchio amico in un semplice sms ha augurato a me, assieme a sé stesso, di superare le traversie con una “rinnovata passione di vita”. Il mio saggio, benevolo amico in quattro parole ha tracciato il senso dell’ambivalente termine “passione”: quello che si sta “patendo” apparterrà al passato, ciò che si rinnoverà dentro di noi sarà il “colore” stesso della Vita. Andiamo allora in questa direzione. Anche questo è Natale. E’ sentire l’amore che rigenera, quello di Dio per noi: l’augurio per tutti.