In Attesa del Natale 2020

“I deserti esteriori si moltiplicano nel mondo, perché i deserti interiori sono diventati così ampi», Così scriveva all’ inizio del suo pontificato Benedetto XVI parlando della difficile situazione mondiale. Oggi, ancor più di prima, ci troviamo a vivere in un clima che ha reso molti di noi più disincantati e stanchi. Ascoltiamo continuamente i dati di una crescente povertà come effetto della Pandemia e seguiamo il fluttuare della curva epidemologica aspettando un ritorno alla normalità. La crisi sanitaria ed economica che stiamo attraversando ha appesantito lo sguardo verso il futuro che per diversi aspetti appare molto incerto. Non si tratta solo di un problema legato alla salute. Il deserto di cui parlava Papa Benedetto era dovuto all’oblio dei valori forti e la perdita di speranza nel nostro mondo occidentale. Scrive Papa Francesco: ”la Pandemia ha messo in luce le nostre false sicurezze.”(Lettera enciclica Fratelli Tutti n.7).
Il Natale che stiamo per vivere sarà sicuramente molto diverso da quelli precedenti. Il silenzio serale racchiude in maniera per noi inconsueta la nostra città. Anche la notte di Natale sarà più del solito avvolta dal silenzio. Il Natale dei consumi si è ridotto ed ha lasciato spazio ad un Natale molto più semplice.
Proprio in questa cornice, dove molto cose esteriori vengono a mancare, si nasconde una grande e nuova opportunità. E’ quella annunciata dalla liturgia dell’Avvento: “Voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore (Mc 1,3).” L’Annuncio del Natale nella Scrittura viene dato in un luogo desolato, un luogo che per sua natura può manifestare molto più chiaramente la grandezza di ciò che sta per venire. E ed anche nel ‘deserto’ del lockdown che possiamo rintracciare i segni di questa venuta. Girando le parrocchie di Roma ho raccolto tante voci di parroci che hanno raccontato la sofferenza della propria gente e la generosità di quanti si sono adoperati per rinunciare a qualcosa e condividerlo con chi improvvisamente si è trovato nell’indigenza. Questa carità è segno di qualcosa di nuovo che si sta generando proprio ora, qualcosa che ci fa sentire più vicini. Arriviamo al Natale più consapevoli della nostra fragilità, arriviamo al Natale più consapevoli di essere ‘ sulla stessa barca’ e che: “possiamo far rinascere fra tutti una aspirazione mondiale alla fraternità”( Papa Francesco). Forse è proprio questo il clima più favorevole per accogliere l’Annuncio del Natale che la Chiesa ha ripreso a cantare nella liturgia. Il Natale viene lo stesso. A proposito c’è una storia per bambini che racconta di un piccolo pastore povero che si recava alla grotta di Betlemme. Voleva vedere Gesù, ma durante il percorso si accorse che non aveva proprio nulla da offrire al Divino Bambino. Mentre la fila avanzava vedeva tutti i doni che portavano le altre persone: lana, latte, formaggi, coperte, paglia per la culla. Lui, non aveva proprio niente e dietro di lui c’era ancora molta gente che portava doni preziosi. Mentre si avvicinava sempre più confuso ripeteva dentro di sé: ‘Signore perdonami’. Quale sorpresa quando arrivato davanti a Maria lei stessa con un sorriso lo accolse e vedendo le sue mani vuote gli chiese di aprirle e tenere in braccio il suo piccolo Bambino mentre prendeva i doni che le portavano. Quale gioia! Quel povero pastore aveva ricevuto nelle sue braccia vuote il dono più prezioso!
Una bella storia! Nel vuoto sarà forse più facile accogliere il Dono che troppe volte trova le nostre braccia troppo occupate per riceverlo. Nel deserto di questo tempo la Chiesa canta l’arrivo della gioia, l’arrivo di Colui che è Emmanuele, che è in mezzo a noi.

Buon Natale cari fratelli e sorelle!