Guido Oldani, Da bruciare (V Domenica di Pasqua, anno b)

Gv 15,1-8

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

DA BRUCIARE

sono adatti per attizzare il fuoco

i tralci fatti a pezzi dalla vite,

ci cuciniamo un piatto di lumache.

così noi siamo, toltici dal cielo,

ma si è vino di cana se congiunti,

come se nell’impianto di una casa

strappassimo alle canne il rubinetto,

secco non farà scorrere più l’acqua

come al sole, le tegole sul tetto.

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