La solennità dell’Immacolata è, senza
dubbio una delle più sentite nel popolo
cristiano, al punto che – se capita in
domenica di Avvento – le varie chiese
ottengono l’indulto dalla Santa Sede di
celebrarla, a dispetto delle norme liturgiche,
che vogliono le domeniche di Avvento con
precedenza assoluta su qualsiasi festa.
Molti cristiani però si fermano all’aggettivo
“immacolata”, e pensano si celebri un
“titolo” della Madonna, quell’attributo cioè
che la definisce “immacolata”, senza alcuna
macchia di peccato. Il canto Tota pulchra,
cioè “Tutta bella sei, o Maria” ha ispirato
pittori e scultori a produrre immagini di una
bella ragazza. Dimenticano questi cristiani
che oggetto della festa è un avvenimento
preciso: la concezione di Maria nel grembo
di sant’Anna. E questo evento non può
essere raffigurato. Fissata all’8 settembre la
nascita di Maria, è chiaro che nove mesi
prima, cioè appunto, l’8 dicembre, è il
giorno in cui sant’Anna è rimasta incinta di
quella creatura che sarebbe stata Maria, la
Madre del Figlio di Dio, fatto uomo.
Una memoria della “concezione di sant’Anna” è celebrata in Oriente. La fede della Chiesa
vede in questo evento, che normalmente nessuno festeggia o ricorda, un momento nella storia della
salvezza. Tutti, in quanto figli di Adamo, veniamo concepiti e nasciamo in una situazione di
peccato, quello appunto che ha avuto inizio alle origini dell’umanità e ci ha reso quindi soggetti al
potere di Satana, da cui Gesù ci avrebbe liberato con la sua morte redentrice, e dal quale veniamo
effettivamente salvati con il battesimo. Per Maria, questo crede la Chiesa, è stata doverosamente
fatta un’eccezione. Non è scritto chiaramente in nessuna pagina del Nuovo Testamento, e pertanto
non tutti i cristiani, nel corso dei due millenni di storia della Chiesa, erano d’accordo su questa
verità. San Tommaso d’Aquino, per esempio, e la scuola domenicana non la ritenevano una verità
di fede, mentre san Bonaventura e la scuola francescana la ritenevano coerente, nella logica della
storia salvifica. Ecco perché sembra una festa tipicamente francescana (e dei Conventuali in
particolare: vedi la novena nella Chiesa conventuale dei dodici Apostoli in Roma, e la “milizia
dell’Immacolata” di san Massimiliano Kolbe, conventuale).
A queste discussioni in seno alla Chiesa ha posto fine il Papa Beato Pio IX, che nel 1854 ha
“definito” essere verità rivelata da Dio che Maria “è stata preservata (cioè salvata prima) da ogni
macchia di peccato originale, fin dal primo istante del suo concepimento”. Il Papa, notate, non dice
che Maria non ha avuto bisogno di essere salvata, dal momento che san Paolo nella lettera ai
Romani, afferma che “tutti in Adamo hanno peccato” e “hanno bisogno della misericordia di Dio”.
La Chiesa afferma che anche Maria è stata salvata da Cristo Gesù; essa però è stata salvata prima, in
vista dei meriti di lui.
Su che cosa si basa la Chiesa per affermare che è verità rivelata (dogma di fede) che Maria è
stata concepita “senza macchia di peccato originale, per singolare (= unico) privilegio”? Certamente
sulla costante fede della Chiesa, testimoniata dalla Tradizione. Nella Bibbia troviamo però alcuni
validi indizi. Sono principalmente le letture bibliche della festa. In Genesi 3 (prima lettura)
leggiamo le parole che Dio rivolge al serpente: “Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe
e la sua stirpe, questa ti schiaccerà il capo”. Se c’è inimicizia tra satana e la Donna, vuol dire che
mai sono stati amici, mai Maria è stata sotto o con Satana. Il Vangelo del giorno è l’annunciazione.
Attenzione però a non fraintendere. L’angelo annunzia a Maria: “Tu concepirai e darai alla luce un
figlio”. Ma non è questa concezione (attiva) di Maria che celebriamo l’8 dicembre: non Maria che
concepisce, ma Maria che è concepita (concezione passiva). Il motivo per cui leggiamo questo
brano evangelico sta nel saluto dell’Angelo: “Ave (Rallegrati), o piena di grazia”. Questo participio
perfetto (checharitoméne, in greco) significa “amata” da sempre dal Signore. Non c’è stato un
momento in cui Maria non sia stata gradita al Signore, nemmeno l’istante in cui è stata concepita.
La concezione immacolata di Maria diventa così il primo momento della realizzazione dell’opera
salvifica, il compimento del primo annuncio salvifico, espresso in Genesi 3 (il protoevangelo). Il
sole di giustizia, che è Cristo Signore, che apparirà alla sua nascita, illumina già l’orizzonte, come
l’aurora che illumina l’Oriente, ancor prima che spunti il sole.
La seconda lettura, tratta dall’inno cristologico di Efesini 1, ci dà il senso ecclesiologico della festa.
Paolo, benedicendo Dio per il suo piano salvifico, dice: “Egli ci ha scelti, prima della creazione del
mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto”. Il privilegio singolare di Maria diventa un
segno emblematico di ciò che Dio ha fatto all’umanità intera. Tutti siamo stati resi santi e
immacolati, nel pensiero di Dio, ancor prima che noi pure fossimo concepiti. Questa santità ci è
stata donata dopo, nel battesimo. Maria allora diventa il prototipo, il modello dei salvati. Quello che
è stato concesso a Maria, è concesso a tutta la Chiesa, sposa santa e immacolata, amata dal Signore.
Il senso profondo della solennità è cantato dal prefazio: “Oggi hai preservato la Vergine Maria da
ogni macchia di peccato originale, perché fosse degna dimora del tuo Figlio. In lei hai segnato
l’inizio della Chiesa, sposa santa e immacolata”.
Un corollario si può ricavare da questa festa: la grandezza della maternità, e la sacralità della
vita umana, fin dal primo istante del concepimento. Come può un cristiano che celebra l’immacolata
concezione di Maria, ritenere che la vita intrauterina non sia una vera vita umana, della quale quindi
si può disporre liberamente, fino a sopprimerla?
Vorrei concludere presentando un’originale immagine della concezione di Maria. Ho detto
che quell’istante non è riproducibile. Ma in un quadro, che si conserva nel mio monastero di San
Martino delle Scale (Palermo), è raffigurato il Padre eterno che dipinge la Madonna su una tela,
sorretta dai santi Gioacchino e Anna (genitori della Vergine). Maria sboccia da una rosa. Sotto il
dipinto, un angelo (Michele) tiene legato il demonio. Sono raffigurati l’evento e la teologia
dell’evento. Come Maria, ogni cristiano può far proprie le parole di Isaia che costituiscono il canto
d’ingresso: “Io gioisco pienamente nel Signore, perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza, e mi
ha ammantato dell’abito della giustizia”