G. A. Stella, La voce di un vescovo tedesco contro il nazismo

Nella sua prima lettera pastorale dopo la diffusione a tappeto de Il Mito del XX secolo di Alfred Rosenberg, principale teorico del nazismo razzista, von Galen fa diffondere nelle chiese, il 1° aprile 1934, Pasqua, la sua prima lettera pastorale: «Una nuova nefasta dottrina totalitaria che pone la razza al di sopra della moralità, pone il sangue al di sopra della legge (…) ripudia la rivelazione, mira a distruggere le fondamenta del cristianesimo…». È solo il primo passo, seguito da più contestazioni fino a una sorta di «chiamata alle armi» nel maggio 1941, quando non ne può più di indugi e timidezze e scrive al vescovo Wilhelm Berning che, davanti alla «violenza pressoché insopportabile inferta alla libertà della Chiesa» dal Reich, questa non può più tacere. Lui stesso finora ha tacitato la sua coscienza dicendo a sé stesso che «se il cardinale Bertram e tanti vescovi, che mi superano per esperienza e per virtù, di fronte a tutto ciò restano tranquilli, e si contentano di proteste cartacee e inefficaci, completamente ignorate dall’opinione pubblica» sarebbe arrogante, disdicevole o «pazzesco» se fosse lui a ergersi su tutti: «Ma la mia coscienza non sopporta più d’essere messa in pace con questi argomenti ex auctoritate». Ricorda come, in nome dei valori cristiani, «san Thomas Becket, san Stanislao di Cracovia e altri santi vescovi sono morti martiri». Cita «la parola di Isaia a proposito dei canes muti, non valentes latrare», i cani muti, incapaci di abbaiare…

Fonte: Corriere della Sera

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