Mons. Dal Covolo, Fate quello che lui vi dirà

“FATE QUELLO CHE LUI VI DIRA’…”

Omelia alle Figlie di Maria Ausiliatrice durante il Capitolo Generale

                                          + Enrico dal Covolo

Care Sorelle,

anche se oggi ricorre la memoria del santo Papa Giovanni XXIII – memoria tanto cara a tutti noi –, tuttavia ho scelto di celebrare una Messa che si intitola «Santa Maria di Cana», dal Messale della Beata Vergine Maria.

Perché?,  forse mi chiederete.

Perché le letture e il formulario di questa Messa si avvicinano singolarmente al tema del vostro Capitolo Generale.

Sia nella prima, come nella seconda lettura, ritorna la proposizione-guida della vostra Assemblea capitolare: «Quanto il Signore ha detto, noi lo faremo!», promette solennemente il popolo di Israele nella prima lettura.

E nel Vangelo troviamo finalmente la parola d’ordine di Maria, che vi ha guidato, e che ancora vi guiderà nei prossimi giorni: «Fate quello che Gesù vi dirà».   

Attorno a queste parole vi propongo una sorta di lectio divina.

1. Lettura e meditazione (Giovanni 2,1-11)

La lettura del testo l’abbiamo già fatta, con il cuore in ascolto. Adesso saliamo il secondo gradino della lectio, meditando la pagina che abbiamo ascoltato.

Osserviamo anzitutto il contesto del brano.

Siamo nella prima settimana della vita pubblica di Gesù: una settimana che anticipa robustamente la rivelazione del suo mistero. Gesù manifesta la sua gloria, quella che gli viene dal Padre: egli infatti non è un uomo come tutti gli altri, ma è il Figlio di Dio. 

Proprio questo è il suo mistero.

Certamente la prima settimana di Gesù richiama le altre due, a cui Giovanni allude esplicitamente nel gran finale del suo Vangelo: la settimana della passione, e poi la settimana della gloria, dopo la risurrezione. Al centro di esse si erge, potente, la croce di Gesù: quella stessa croce che voi, Figlie di Maria Ausiliatrice, portate sul cuore.

La croce è la suprema manifestazione della gloria del Figlio di Dio: «Io», dichiara solennemente Gesù, ormai alla vigilia della sua passione, «quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me» (12,32). 

Ma la croce è anche l’ora delle tenebre di questo mondo. Vediamo così il movimento caratteristico del Vangelo di Giovanni. A mano a mano che Gesù si manifesta qual è, cioè il Figlio di Dio, il mondo si chiude a lui. E’ il dramma della luce e della tenebre. 

E tu, da che parte stai?… E i giovani e le giovani che educhi, dove li conduci? 

Questo contesto, così ricco di spunti per la meditazione, ci fa capire che il brano delle nozze di Cana va letto come un’anticipazione della «grande ora» di Gesù, quella della sua morte e risurrezione. 

Sottolineiamo ancora, nella nostra meditatio, alcune parole, alcune espressioni più significative.

Anzitutto, il tema dell’ora. «Non è ancora giunta la mia ora», risponde Gesù a sua madre. Quasi a dire: Non è ancora giunto il momento della mia rivelazione. 

Ma qual è l’ora di Gesù? L’abbiamo già detto. E’ il suo innalzamento, la sua morte-risurrezione. Iniziando il racconto dell’ultima cena, l’evangelista scrive: «Prima della festa di pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine» (13,1). Ecco l’ora di Gesù: è l’ora della croce. Solo in quest’ora si manifestano pienamente il suo mistero e la sua gloria. Così appare evidente che il «segno di Cana» rappresenta un anticipo dell’ora suprema. Gesù ne è ben consapevole, e questo spiega la sua resistenza iniziale di fronte alla richiesta di Maria.

Di fatto, molti elementi del racconto creano tutta una serie di corrispondenze con l’ora della croce (19,25-37).

E giungiamo così al cuore del nostro brano. E’ la presenza di Maria. Per Giovanni, Maria è la figura del discepolo fedele, è il modello del credente. E’ presente a Cana, ed è presente nell’ora di Gesù, ai piedi della sua croce. Là, come qui, è chiamata «donna». E attraverso i secoli risuona il suo invito, che diventa la «parola d’ordine» consegnata al discepolo di ogni tempo: «Fate quello che Lui vi dirà».

3. Per la preghiera e per la vita

    E che cosa ci dice oggi Gesù, a duemila anni di distanza? 

Ce lo chiediamo con una certa impazienza, mentre saliamo gli ultimi due gradini della lectio tradizionale, che riguardano la preghiera e la conversione della vita. 

    Anzitutto Gesù ci invita a conoscerlo di più, a amarlo, a imitarlo. Ci invita ad essere radicati in Lui, saldi nella fede.

Ci dice di mettere Lui e il suo progetto di vita a fondamento della nostra esistenza; e di buttare la vita, di donarla per gli altri fino allo scandalo della croce, perché questa è la gloria, questa è l’unica via di risurrezione. Le altre strade non portano proprio alla risurrezione. Ed è inutile poi lamentarsi. I falsi valori ci ingannano sempre.

    Così la parola appassionata di Maria (Fate quello che Lui vi dirà) ci fa puntare decisamente a Gesù come risposta ultima alle nostre attese e ai nostri problemi: e questo non da un punto di vista teorico, astratto, bensì dal punto di vista di un preciso impegno pratico, esistenziale, come deve essere quello della vostra Assemblea capitolare. 

Il traguardo a cui puntare è l’esperienza di una vita intesa come amore senza limiti, che si dona fino a perdere tutto, e che – nell’ora precisa del dono supremo – rivela il suo senso più pieno. La vita donata lascia vuota la tomba, vince la morte e vive per sempre. Chi spreca la sua vita per gli altri, la ritrova in pieno…

Non c’è nessun masochismo in tutto questo. Neppure c’è amore della croce, o del dolore, o del sacrificio per se stesso. C’è soltanto l’adesione di fede alla vita di Gesù – l’uomo che indica all’uomo il vero volto dell’uomo, proprio perché non è soltanto un uomo –.

Ma che cosa significa per me portare «impresso nel cuore» – non soltanto «sopra il cuore» – il segno della croce? Che cosa significa questo nel concreto della mia vita?

Significa precisamente: Fate quello che Lui vi dirà… 

Alla fine di tutto, la celebrazione di queste parole di Maria nella nostra preghiera e nella nostra vita impone il discernimento e la conversione, e ci invita – come faremo tra breve – a passare attraverso i segni sacramentali della Chiesa, soprattutto l’Eucaristia, di cui la Chiesa stessa vive. Amen!

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