Mons. Dal Covolo, I Domenica di Quaresima

I Domenica di Quaresima

Si racconta di un fabbro che, dopo una gioventù piena di vizi, decise di dare una svolta alla sua inutile esistenza: Dio divenne l’unico punto di riferimento della sua vita. Per molti anni lavorò con onestà, correttezza, praticò il bene e il senso del dovere. Però, malgrado tutta questa sua dedizione, sembrava che nulla andasse bene nella sua vita; al contrario, i suoi problemi e i suoi debiti crescevano di giorno in giorno.

Una bella sera, un amico che era andato a trovarlo, e che provava compassione per questa sua situazione difficile, gli disse: “E’ realmente una cosa molto strana che, dopo aver deciso di cambiare la tua vita e diventare un uomo timoroso di Dio, la tua vita abbia cominciato a peggiorare. Non voglio diminuire la tua speranza, però è evidente che la tua fede in Dio non ha migliorato affatto la tua vita”.

Il fabbro non rispose subito. Aveva riflettuto su queste cose parecchie volte, senza capire quello che stava succedendo nella sua vita; però, siccome voleva dare una risposta al suo amico, cominciò a parlare, e finì per trovare la spiegazione che cercava. 

Ecco che cosa disse il fabbro: “In questa officina io ricevo il ferro prima di essere lavorato, e devo trasformarlo in spade. Sai tu come si fanno le spade? Prima si scalda il ferro a un calore infernale, fin che non diventa di un rosso vivo; subito dopo, senza nessuna pietà, prendo la mazza più pesante che ho, e comincio a martellarlo parecchie volte, finché il pezzo non prende la forma desiderata. Subito dopo lo immergo dentro un secchio pieno di acqua fredda, e tutta l’officina si riempie di rumore e di vapore. E devo ripetere queste operazioni parecchie volte, se voglio ottenere una spada perfetta: una sola volta non è sufficiente!”.

Il fabbro fece una pausa, e poi proseguì: “A volte il ferro che ho tra le mie mani non sopporta questo trattamento. Il calore, le martellate e l’acqua fredda lo riempiono di screpolature. Ed è in questo momento che mi rendo conto che mai si trasformerà in una bella lama di spada. Allora lo butto in quella montagna di ferri vecchi, che tu vedi all’ingresso della mia officina”.

Fece un’altra pausa, e concluse: “So che Dio mi sta mettendo nel fuoco della sofferenza. Accetto le martellate che la vita mi dà, e a volte mi sento tanto freddo e insensibile come l’acqua che fa soffrire l’acciaio. Però, l’unica cosa che penso è: Dio mio, non smettere, fintanto che non riesco a prendere la forma che ti aspetti da me!”.