Mons. Dal Covolo, Omelia per San Bartolomeo

OMELIA NELLA FESTA DI SAN BARTOLOMEO 

Cerchio, 24 agosto 2022

Carissimi, 

ricordiamo oggi l’apostolo Bartolomeo (da san Giovanni chiamato Natanaele, nel Vangelo che abbiamo appena letto), e – insieme a lui – la Bolla Indulgentiarum sancti Bartolomej de Circulo, promulgata da Bonifacio VIII nell’Anno santo giubilare del 1300, il primo della storia della Chiesa.

Così oggi, in questa chiesa dedicata a san Bartolomeo, noi possiamo lucrare l’indulgenza, alle solite condizioni.

Carissimi, vi invito a farlo, e insieme vi invito a riflettere brevemente con me sul significato dell’indulgenza stessa.

Anzitutto – ci chiediamo – che cos’è precisamente l’indulgenza? 

L’indulgenza è un condono gratuito della pena dovuta per i nostri peccati, anche se essi sono già stati perdonati con il sacramento della riconciliazione.

Ma come può la Chiesa operare questo condono di pena?

Ecco la spiegazione, che tuttavia rimane nel mistero della fede. Nella coscienza della Chiesa si è fatta strada lungo i secoli, e in modo sempre più deciso, una persuasione di fondo, cioè che nell’ambito spirituale “tutto appartiene a tutti”. In questa prospettiva di fede, la testimonianza e l’intercessione dei martiri e dei confessori della fede, come pure le preghiere e le opere buone dei fedeli, appaiono autentiche “fonti di indulgenza”, perché alimentano quel “tesoro di santità”, a cui la Chiesa attinge per distribuire l’indulgenza stessa.

Una parola di Giovanni Paolo II, in occasione del Grande Giubileo del 2000, mentre ci prepariamo con Papa Francesco al Giubileo del 2025 

Tra i fedeli, spiegava san Giovanni Paolo II, “si instaura un meraviglioso scambio di beni spirituali… Esistono persone che lasciano dietro di sé come un sovrappiù di amore, di sofferenza sopportata, di purezza e di verità, che coinvolge e sostiene gli altri. È la realtà della ‘vicarietà’, sulla quale si fonda tutto il mistero di Cristo. Il suo amore sovrabbondante ci salva tutti. Nondimeno fa parte della grandezza dell’amore di Cristo non lasciarci nella condizione di destinatari passivi, ma coinvolgerci nella sua opera salvifica… Tutto viene da Cristo, ma poiché noi apparteniamo a lui, anche ciò che è nostro diventa suo e acquista una forza che risana. Ecco che cosa si intende quando si parla del ‘tesoro della Chiesa’, che sono le opere buone dei santi. Pregare per ottenere l’indulgenza significa entrare in questa comunione spirituale e quindi aprirsi totalmente agli altri. Anche nell’ambito spirituale, infatti, nessuno vive per sé stesso. E la salutare preoccupazione per la salvezza della propria anima viene liberata dal timore e dall’egoismo, solo quando diviene preoccupazione anche per la salvezza dell’altro. È la realtà della comunione dei santi, il mistero della ‘realtà vicaria’, della preghiera come via di unione con Cristo e con i suoi santi. Egli ci prende con sé per tessere insieme a lui la candida veste della nuova umanità, la veste di bisso splendente della Sposa di Cristo” (Incarnationis Mysterium, 10).

Una riflessione conclusiva di Joseph Ratzinger 

In definitiva – spiegava al riguardo l’allora cardinale Joseph Ratzinger, parlando dell’indulgenza della Porziuncola – dobbiamo passare attraverso le tortuosità della storia e delle idee teologiche fino a ciò che è semplice: alla preghiera, con cui ci lasciamo cadere, abbandonandoci, nella comunione dei santi, per cooperare insieme a loro all’eccedenza del bene nei confronti dell’apparente onnipotenza del male, sapendo che tutto in fin dei conti è grazia.

L’indulgenza nella Chiesa è sempre attuale 

Precisamente in questo senso l’indulgenza è sempre attuale. Essa spiana la strada a chi vuole ricominciare il suo amore con Dio.

    È possibile “bruciare il peccato” e lasciarsi alle spalle le cose di prima. 

È possibile ripartire per un nuovo tempo di grazia, che prepara e anticipa la liberazione definitiva.

                    + Enrico dal Covolo

                          Vescovo tit. di Eraclea

             Assessore nel Pontificio Comitato di Scienze Storiche

    Presidente del Comitato scientifico dell’Accademia Bonifaciana di Anagni 

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