Mons. Dal Covolo, Perché il popolo ama Maria?

PERCHE’ IL POPOLO AMA MARIA?

Un itinerario contribuisce a spiegarlo

                                                                                                        +Enrico dal Covolo

Perché il popolo santo di Dio ama Maria?

Io credo – e l’ho esperimentato personalmente – perché trovare in lei, oltre che una Madre premurosa e dolcissima, anche un modello di santità concretamente imitabile.

La storia della vocazione di Maria – narrata da Luca in un modo tutto particolare nell’episodio dell’Annunciazione, proprio perché questo racconto potesse diventare un itinerario di santità valido per ogni cristiano – rimane un modello per ciascuno di noi, e incrementa l’amore del popolo a Maria.

Qualcuno forse si chiederà: è legittimo riferire a noi quella storia di vocazione assolutamente eccezionale, che è quella di Maria? 

Risponde un monaco contemporaneo di Bernardo, Isacco, terzo abate del monastero della Stella: “Ogni anima fedele”, si legge nel primo Discorso nel giorno dell’Assunzione, “può essere considerata, nella sua maniera propria, sposa del Verbo di Dio e madre di Cristo, figlia e sorella, vergine e feconda”; e il santo abate conclude: “Erede del Signore in modo universale è la Chiesa, in modo speciale Maria, in modo particolare ciascuna anima fedele (universaliter Ecclesia, specialiter Maria, singulariter quaeque anima fidelis)” (51,8,24).

Non è dunque una presunzione confrontare la nostra storia di vocazione con quella di Maria: è invece una precisa esigenza della vita spirituale di ogni fedele. E’ un itinerario che oggi vi propongo perché vi innamoriate sempre di più di Maria. 

Quello di Luca è un racconto a cinque tappe: esse caratterizzano le storie di vocazione della Bibbia, della Chiesa, e di ciascuno di noi.

 * La chiamata-elezione da parte di Dio

“L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, di nome Maria” (cfr. Luca 1,26-27).

Ecco il primo atto di questa splendida storia, che è la storia della vocazione di Maria: è “la chiamata-elezione” da parte di Dio. E’ lui il vero protagonista del racconto. E’ Dio che manda Gabriele, è Dio che riempie di grazia… Così l’umile ancella, vuota di sé, è piena di grazia, e in lei si compiono le grandi cose di Dio.

Anche la storia della vocazione di Maria, come ogni storia di vocazione, è anzitutto dono e mistero (per usare una suggestiva espressione di san Giovanni Paolo II, quando, nel cinquantesimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale, egli volle rileggere con sguardo di fede la storia della propria vocazione: su questo tema ritorneremo nella meditazione di oggi pomeriggio).

E’ una lezione per tutti noi. Solo alla luce della grazia, solo assicurando il primato di Dio nella nostra vita, potremo capire qualcosa di noi stessi, e decifrare la storia della nostra vocazione.

Di fatto, rileggendo questa storia con uno sguardo di fede, dobbiamo riconoscere anche noi che al primo posto sta la santità di Dio e la sua grazia. 

Ma troppo poco ci fermiamo a contemplare questo fatto. Troppo poco ci lasciamo persuadere intimamente dall’iniziativa di grazia dello Spirito…

* La risposta di Maria

Davanti all’intervento gratuito di Dio, Maria conclude il proprio discernimento con una parola di totale disponibilità: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (Luca 1,38).

E’ il secondo atto dei racconti biblici di vocazione: “la risposta” del chiamato.

Si tratta di una risposta che in Maria è totalmente positiva: vuota di sé, la Vergine è piena di grazia. Ma la risposta del chiamato può essere anche negativa: si pensi al giovane ricco. Non ha saputo svuotarsi delle sue ricchezze, non ha lasciato spazio alla grazia, e se n’è andato via triste.

A ciascuno di noi, in ogni giorno della nostra vita, è data la possibilità di rispondere come Maria, oppure come il giovane ricco.

Da parte mia, che cosa devo ancora lasciare, per seguire veramente Gesù?

* La missione

Tu hai trovato grazia presso Dio, prosegue l’angelo. “Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù” (Luca 1,31).

E’ questo il terzo momento dei racconti biblici di vocazione: né la chiamata né la risposta sono fini a loro stessi. Tutto è robustamente orientato alla “missione”, cioè all’incarico specifico che il Signore affida ai suoi chiamati. Maria è chiamata a essere madre, madre di quel Figlio, e in lui di tutti gli uomini. Ma è una missione che essa scoprirà gradualmente nel corso della sua vita, fino ad afferrarne completamente la portata solo ai piedi della croce di Gesù.

Sta qui un insegnamento importante per la nostra vita: anche noi dilateremo gli spazi della missione e ne scopriremo i risvolti più fecondi, se ci disporremo – come Maria – a un pellegrinaggio di fede, che è insieme via della croce: perché siamo chiamati a dilatare sempre più generosamente gli spazi della missione.

Ebbene, solo se ci disporremo ad abbracciare ogni giorno la croce, e a seguire Gesù, scopriremo in profondità la missione che ci è affidata.

* Il turbamento di Maria

Maria “fu molto turbata” da queste parole, e si domandava: “Come avverrà questo?” (cfr. Luca 1,26.34).

Siamo al quarto atto dei racconti biblici di vocazione: “le resistenze, i turbamenti, le tentazioni” del chiamato. Il fatto che perplessità e interrogativi ricorrano di norma in questi racconti significa che il dubbio in se stesso non è deviazione colpevole né colpa morale, ma è una tappa di discernimento necessaria. Tuttavia, occorre vigilare che il dubbio non si radicalizzi.

Le domande e le resistenze iniziali del chiamato dipendono dal fatto che Dio interpella una libertà, e una libertà responsabile, non un robot. Ma il dubbio non deve restare l’ultima parola: il dubbio permanente finisce per tarpare le ali della fede, e paralizza le possibilità di una risposta generosa al Signore.

* La conferma di Dio

“Non temere, Maria!” (Luca 1,30).

Ed ecco, finalmente, l’ultimo atto della storia: “la conferma rassicurante da parte di Dio”. 

Soltanto che, ordinariamente, questa conferma sulla storia di vocazione non la si può esperimentare in forma previa, come un’assicurazione, una garanzia preliminare, mentre ce ne stiamo a guardare alla finestra, con le braccia incrociate. Si tratta piuttosto di una conferma nella fede: il chiamato la esperimenta solo all’interno del cammino di un’esistenza donata a Gesù e ai fratelli. 

Allora, in un’esistenza impostata così, non verranno mai a mancare i “segni” di Dio, e volgendoci indietro a guardare, scopriremo che, alla fine, “tutto è grazia” – per dirla con il curato di Bernanos; o, per usare le parole di Giovanni Paolo II, che nella storia della nostra vocazione sacerdotale “tutto si tiene” –.

Non temere, Maria… Non temere, tu che ascolti la chiamata del Signore. Egli è con te!

* La storia è finita… 

… e forse ci dispiace, perché era proprio una bella storia. 

E allora, ecco la notizia migliore: questa è una storia che non finisce mai! 

E’ una storia che il Signore ripropone ogni giorno ai suoi fedeli. 

La chiamata, la risposta, la missione, il dubbio, la conferma rassicurante di Dio: sono la trama, nella quale ogni giorno il Signore tesse l’ordito della nostra storia di vocazione.

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