Mons. Dal Covolo, Religione e scienza

RAPPORTO TRA SCIENZA E RELIGIONE

NEL BICENTENARIO DELLA SCOMPARSA DI PAOLO RUFFINI

(Valentano, 10 maggio 2022)

Il tema che mi è stato affidato, e che riguarda i rapporti tra la scienza e la religione, non è altro che un frammento di un campo di indagine ben più vasto, nel quale il nostro tema specifico si inserisce.

    Cosi trovo più adeguato – considerando la persona di Paolo Ruffini (1765-1822), eccellente e versatile scienziato cattolico: egli coltivò nella sua giovinezza l’ideale della vocazione ecclesiastica, e nel 1806 fu nominato socio dell’Accademia di Religione Cattolica di Roma –; trovo dunque adeguato riferirmi a un quadro d’insieme più ampio, che riguarda globalmente il rapporto tra fede e ragione.

1. Su questo tema ha scritto diffusamente Giovanni Paolo II, soprattutto in un’Enciclica che nel nostro contesto di ricerca non possiamo dimenticare. 

Essa si intitola appunto Fides et ratio, cioè Fede e ragione. L’Enciclica venne promulgata il 14 settembre 1998.

    “La fede e la ragione” – come del resto la scienza e la religione, così esordisce il testo dell’Enciclica – sono “le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità. E’ Dio ad aver posto nel cuore dell’uomo il desiderio di conoscere la verità”.

    Così Papa Wojtyla sembra riprendere, fin dall’incipit della sua Enciclica, quello che possiamo definire il progetto fondamentale di Galileo Galilei, espresso nella formula lapidaria Veritatem inquirere

Tale espressione è precisamente un invito pressante a indagare nella ricerca della verità, e permette di conoscere più a fondo come ogni autore si è espresso, e addirittura che cosa è racchiuso in una formula matematica, come quelle, tra le più famose, del nostro Paolo Ruffini.

    Non a caso l’Enciclica di Giovanni Paolo II cita espressamente la lettera indirizzata da Galileo al padre Benedetto Castelli il 21 dicembre 1613. Vi si legge che scienza e religione non possono mai opporsi, “procedendo di pari dal Verbo Divino, cioè dalla Scrittura sacra e dalla natura: quella – la Scrittura – come dettatura dello Spirito Santo; questa – la scienza – come osservantissima esecutrice degli ordini di Dio” (n. 34, nota 29).

    2. Così scriveva Galileo Galilei. 

Da parte sua, nella Costituzione Veritatis Gaudium, promulgata l’8 dicembre 2017, il Papa Francesco invita ad assumere una formazione accademica garantita da “un impegno generoso e convergente verso un radicale cambio di paradigma; anzi, verso una coraggiosa rivoluzione culturale” (n. 3).

    Siamo giunti così a un punto decisivo, che a mio parere rappresenta oggi il cuore delle relazioni tra la religione e la scienza, fra la teologia e la ragione.

    Il nodo cruciale è quello del dialogo – troppe volte disatteso, dai tempi dell’Illuminismo (e prima ancora), fino ad oggi –: precisamente il dialogo tra la scienza e la fede, come disatteso fu per troppo tempo il dialogo tra le religioni.

    E’ su questo punto – data anche l’attualità del tema – che vorrei concentrare ora il mio discorso, avviandomi già alla conclusione. 

3. In definitiva, parliamo del dialogo tra fede e ragione, parliamo del dialogo tra scienza e religioni, per promuovere l’annuncio della verità, che mai dovrà essere trascurato: ma un annuncio della verità che sia aperto alla conoscenza e all’amore. 

Nullum noscitur, quod non amatur, scriveva Agostino.

Senza una conoscenza amorosa dell’altro, la ragione e la scienza si ripiegano su loro stesse. Diventano degli idoli, e infine dei disvalori, che rinnegano l’identità autentica della persona umana. 

Dunque, dialogo e annuncio insieme – anche nella ricerca scientifica, pur rispettandone la sana laicità –: mai l’uno senza l’altro. Così è nella tradizione cristiana autentica, dai Padri apologisti, fino a Papa Francesco.

Riguardo all’annuncio della verità, mai disgiunto dal dialogo, riporto qui una citazione dell’Esortazione apostolica programmatica di Francesco, la Evangelii Gaudium, che fin dal titolo intende riagganciarsi all’Evangelii Nuntiandi di Paolo VI. 

In questa citazione di Francesco troviamo un rinnovato slancio nel dialogo tra la scienza e la religione, nell’annuncio del Vangelo. Vi si parla di una “Chiesa in uscita”, dunque di una Chiesa che “sa fare il primo passo, sa prendere l’iniziativa senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi. La Chiesa vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia, frutto dell’aver sperimentato l’infinita misericordia del Padre e la sua forza diffusiva. Osiamo un po’ di più prendere l’iniziativa! Come conseguenza, la Chiesa sa ‘coinvolgersi’. Gesù ha lavato i piedi ai suoi discepoli. Il Signore si coinvolge e coinvolge i suoi, mettendosi in ginocchio davanti agli altri per lavarli. Ma subito dopo dice ai discepoli: ‘Sarete beati se farete questo’ (Gv 13,17). La comunità evangelizzatrice si mette mediante opere e gesti nella vita quotidiana degli altri, accorcia le distanze” (n. 24).

4. E’ questo il cammino su cui si sta muovendo il dialogo tra fede, ragione, e l’annuncio nel Cristianesimo oggi.

Cosi all’analisi storica appare evidente che la scienza diventa luogo di scontro con la fede quando essa si chiude al dialogo, quando pone un’errata gerarchia di valori.

 Allora essa smette di essere vera scienza, e diventa un idolo. Si verifica una sorta di boomerang: la presunta scienza si ritorce contro sé stessa e contro l’uomo, asservendolo alle ideologie e alla violenza.

Così avviene per la religione (e così nella storia è avvenuto di fatto, anche per la religione cristiana): perché, se la religione è legame tra l’uomo e Dio, allora possiamo affermare con sicurezza che una presunta religione, quando rifiuta il dialogo, e predica e attua la violenza, non è una vera religione. 

Non esiste un dio violento, al quale l’uomo possa legarsi!

Se invece scienza e religione accolgono sinceramente i valori del dialogo e dell’amore, nella ricerca sincera e appassionata della verità, allora non possono essere luoghi di scontro. L’abbiamo sperimentato tragicamente nel secolo ventesimo, e ancora lo sperimentiamo oggi. Una ragione o una scienza che si avvitano su loro stesse, e fanno di sé la propria religione, costruiscono i mostri dei lager, dei gulag, degli stermini più abietti.

Ritengo che in questo orizzonte di idee vada affrontato – senza anacronismi di sorta – il tema del rapporto tra scienza e religione, percorrendo la medesima via di Paolo Ruffini, scienziato cattolico di altissimo valore. 

Solo così religione e scienza, fede e ragione potranno essere – quali devono essere – luoghi di incontro, e mai di scontro, tra generazioni e civiltà, “le due ali con cui lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità” (Fides et ratio, cit.).

                                                                + Enrico dal Covolo  

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