È meglio il coinvolgimento o il distacco? di don Fabrizio Centofanti

Nella vita spirituale ci sono paradossi apparentemente insolubili. Uno di questi è se sia meglio, nelle situazioni della vita, il coinvolgimento o il distacco. A volte ci sentiamo immersi fino alla punta dei capelli in vicende che richiederebbero lucidità e riflessione; altre volte ci sentiamo distanti laddove sarebbe richiesta una partecipazione affettiva consistente. Se dovessimo fare un elenco dei momenti in cui ci siamo sentiti sulla lunghezza d’onda più adeguata, si conterebbero sulla punta delle dita: ci sono sempre sfasature, dovute a eccessi o difetti logici o emotivi. Sorgono tentazioni di scoraggiamento, sussulti di rabbia, gorghi di amarezza. La soluzione è nello spirito: solo se mi lascio unificare interiormente, attingo alla dimensione in cui coinvolgimento e distacco si amalgamano in una miscela di natura e di grazia. È importante sapere che c’è una possibilità ulteriore rispetto ai limiti della psicologia. La psiche approda alla sua autenticità solo nell’abbraccio con lo spirito. L’unità è l’apice dell’evoluzione, che si realizza ogni momento.

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