QUESTO NATALE
è il natale più vero che ricordi
in cui l’abito e il trucco non consola
e il presepe vivente è l’ospedale.
la noia è i pacchetti dei regali
e il virus dove viaggia spadroneggia,
fa la crociera ma non vuol pagare
e va a sciare da mattina a sera
però io canto “scendi dalle stelle”
e di babbo natale me ne frego
come già dell’abete illuminato,
“gesù inchiodato salvaci la pelle”.
NATIVITA’ OVUNQUE
qui sul tavolo dove scrivo i fogli,
il natale dei due col bambino
è un bicchiere di vetro stretto ed alto
con tre penne, ma una è la matita
corta che scrive con dell’oro chiaro
e la coppia è giuseppe con maria:
stilografica lei, lui una biro
eppure in questo poco vive il tanto
santo, che sta anche in questa stanza mia.
PRESEPE SANTO
è un bastone di pane il falegname
e una brocca di vino la ragazza,
gesù la messa che noi celebriamo.
e l’angelo volante è una zanzara
che il carillon lo suona sibilando
ed il virus quest’oggi non ci punge,
la neve è il bianco latte che si munge.