Mons. Dal Covolo, Maria e San Rocco

LA FEDE DI MARIA E DI SAN ROCCO

Questo triduo di predicazione ci prepara alle feste dell’Assunzione di Maria e di san Rocco, i santi patroni di Monteleone.

Ci riferiremo in queste giornate al racconto dell’Annunciazione, nel quale l’evangelista Luca “condensa” – così possiamo dire – l’intera storia della vocazione di Maria.

Vi parlerò così della fede di Maria e di san Rocco, oggi. Domani, invece, tratteremo del servizio nella missione di questi santi. Infine, nella vigilia dell’Assunta, contempleremo l’umiltà dei nostri patroni.

1. Oggi, dunque, parliamo della loro fede, che è un esempio, un modello per tutti noi.

Maria è beata, perché ha creduto. Ha creduto all’angelo, che le portava lo straordinario annuncio che da lei sarebbe nato Gesù.

Notate: la fede di Maria non fu automatica, meccanica. Anche lei – come noi – ha avuto i suoi dubbi. Li ha espressi lealmente all’angelo. 

“Avrai un figlio”, le aveva detto Gabriele, “e lo chiamerai Gesù”. Maria rimase turbata dalle parole dell’angelo, e chiese: “Ma come è possibile tutto questo? Io sono vergine, non conosco uomo”. Ma alla fine la fede di Maria ha la meglio. Il dubbio non rimane la sua ultima parola. La sua ultima parola è piena di dedizione e di fede: “Si compia in me come tu hai detto”.

E’ questa la fede dei santi. Essa non passa senza dubbi, prove, tentazioni. 

Voi pensate che Maria nella sua vita non abbia attraversato il deserto del dubbio e del dolore? “Una spada ti trapasserà il cuore”, le aveva predetto l’anziano Simeone. Maria – stando alle parole di san Giovanni Paolo II, il Totus tuus – è una “pellegrina nella fede”: proprio come noi, che talvolta brancoliamo nel buio. 

Il pellegrinaggio di fede di Maria si compie tra due eventi fondamentali: quello dell’Annunciazione e quello della crocifissione del Figlio, sul monte Calvario. 

E’ qui, ai piedi della croce, la mèta del pellegrinaggio di fede di Maria. Allora, nelle parole-testamento del Figlio, ella capisce che la sua missione di maternità va allargata a raggio cosmico, universale. Nel nuovo figlio, Giovanni, che Gesù le affida, sono rappresentati tutti i figli, di cui lei deve essere madre. E’ rappresentata la Chiesa, è rappresentata l’umanità intera.

E Maria crede. Giovanni la accoglie nella sua casa, e lei sarà presente, quando lo Spirito Santo, a Pentecoste, metterà il suo sigillo sulla fede di tutti i credenti.

2. Questa è la fede di Maria, e questa è la fede dei santi, come fu anche la fede di san Rocco. 

La vita di Rocco, come ben sapete, fu attraversata da mille sofferenze e disagi, che misero a dura prova la sua fede.

Eppure, egli non si lasciò mai scoraggiare, e proseguì eroicamente il suo pellegrinaggio di fede e di amore.

E davvero, nonostante i dubbi e le difficoltà, il Signore non fa mai mancare i segni della grazia a chi si affida a lui. 

Un fatto straordinario, forse il più noto, accompagnò il pellegrinaggio di Rocco da Montpellier a Roma. Giunto ad Acquapendente tra il 25 e il 26 luglio del 1367, un angelo gli apparve, e gli ordinò di benedire gli appestati con il segno della croce: proprio quella croce che, fin dalla nascita, egli portava scolpita sul petto. E all’istante gli appestati guarivano, toccati dalla sua mano miracolosa. Così, in breve tempo, in quel luogo l’epidemia si estinse.

Rocco è stato un fedele “servo di Cristo”, impegnato a seguire Gesù. Ha sofferto gioiosamente, sorretto dalla fede in quel Cristo, che volle identificarsi nel povero, nel malato, nell’affamato, nel prigioniero.

3. Prima di concludere questa meditazione sulla fede di Maria e di Rocco, ho due suggerimenti da lasciarvi.

Anzitutto, qualche domanda per un esame di coscienza, in vista della conversione della nostra vita. 

* Sento, nella fede, la forza di Dio che prega in me, la sua vittoria sull’angoscia e la paura? Sento che è lui la mia forza?

* La mia preghiera è “fuga” dalla realtà, o è coraggiosa contemplazione di ciò che Dio mi chiede? 

* So decidermi per lui senza riserve, così da riconoscere i segni del suo aiuto?

Il secondo suggerimento riguarda proprio la preghiera

Potremmo pregare così:

Signore, accresci in me la fede! 

Fa’ che io non mi lasci scoraggiare dai dubbi e dalle difficoltà. 

Nel mio pellegrinaggio lungo le strade della vita, tieni accesa la fiaccola che illumina il mio cammino. 

Fa’ che io mi innamori della tua Parola, dei tuoi Sacramenti, della tua Chiesa, dei poveri del mondo!

Te lo chiediamo per l’intercessione di Maria, Assunta in Cielo, e di san Rocco, eroico pellegrino di fede e di amore. 

Amen!

IL SERVIZIO NELLA MISSIONE DI MARIA E DI SAN ROCCO

    Ieri abbiamo parlato della fede in Maria e in san Rocco. Oggi, invece, rifletteremo sul servizio e sulla missione dei nostri due patroni.

Ancora una volta il testo di riferimento sarà il racconto lucano dell’Annunciazione.

1. Tu hai trovato grazia presso Dio, dice l’angelo a Maria. “Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù” (Luca 1,31). E’ questo il servizio di Maria, l’incarico specifico che il Signore le affida. Maria è chiamata a essere madre, madre di quel Figlio, e in lui di tutti gli uomini.

Ma è questa una missione che essa scoprirà gradualmente nel corso della sua vita, fino ad afferrarne completamente la portata solo ai piedi della croce di Gesù.

Sta qui un insegnamento importante per la nostra vita. Anche noi dilateremo gli spazi del nostro servizio e della missione, e ne scopriremo i risvolti più fecondi, se ci disporremo – come Maria – a un pellegrinaggio di fede, che è insieme via della croce. 

Siamo chiamati a dilatare sempre più generosamente gli spazi del servizio e della missione. Ebbene, solo se ci disporremo ad abbracciare ogni giorno la croce, e a seguire Gesù, scopriremo in profondità la missione che ci è affidata.

2. E’ questo un forte ammonimento per tutti noi, che siamo depositari di un servizio da svolgere nella Chiesa, nella società, nella famiglia, nella parrocchia… Non è un servizio che ci siamo dati da noi, non è un parto della nostra fantasia. Se guardiamo con l’occhio della fede, già in noi stessi troviamo quei segni, che ci spronano ad essere fedeli al servizio, a cui siamo chiamati.

L’amore, che siamo mandati a testimoniare nella nostra vita, non lo troviamo già operante in noi? Non viviamo già in noi l’esperienza di un Dio che ci ama con l’amore di una madre? Non si radica forse in questa esperienza misteriosa e dolcissima il servizio d’amore, a cui siamo chiamati?

In ogni caso, però, ognuno di noi deve tenere presente nella sua vita che la risposta fedele a Dio (cioè l’adempimento di quel servizio, che egli stesso ci chiede) non dipende da vane pretese di impeccabilità, bensì dal fato che – incorporato con il battesimo a Gesù Cristo, morto e risorto per noi – il nostro cuore è sostanzialmente rinnovato e aperto all’amore.

Tutto questo non certo per i nostri meriti, ma per grazia.

Maria, da parte sua – ed essa lo riconosce a chiare lettere nel Magnificat – sa benissimo di non aver fatto nulla per meritare quel servizio che Dio le ha chiesto.

Certo, essa è immacolata, libera fin dall’inizio da ogni ombra di peccato. Però lei sa di non aver trovato grazia presso Dio – sa di non avere ricevuto la chiamata a quel servizio miracoloso di maternità – perché era immacolata. 

Al contrario, essa è l’immacolata perché la grazia di Dio l’ha guardata, l’ha preceduta. In nessun caso va messo al primo posto lo sforzo ascetico di una creatura, ma l’iniziativa sovrana e gratuita di Dio – la sua santità, fonte di ogni altra santità nei cieli e sulla terra –.

Alla luce di queste considerazioni, dovremmo promuovere una rivoluzione copernicana nella nostra vita spirituale. 

Anche noi dovremmo persuaderci, come ha fatto Maria, che il servizio a noi affidato è una grazia che non abbiamo meritato con le nostre buone opere: al contrario, se noi siamo buoni e vigili nell’adempimento del nostro servizio, è soltanto perché abbiamo trovato grazia presso Dio. 

Ma è una grazia che va sempre alimentata, soprattutto nella fedeltà ai sacramenti e alla preghiera.

3. Proprio questa è stata l’esperienza spirituale di san Rocco.

Qual è il servizio al quale il Signore lo ha chiamato? Certamente fu anzitutto quello della dell’assistenza ai malati, in particolar modo la guarigione degli appestati. Così egli è il santo più invocato, dal Medioevo in poi, come protettore dal flagello dei contagi mortali, tanto che uno studio recente lo ha collocato tra uno dei santi in assoluto più invocati dai cattolici europei (e non solo) per ottenere la guarigione dal COVID-19.

Tuttavia – nonostante i numerosi episodi di guarigione da lui compiuti, e la fama che li accompagnava – Rocco continuò a definirsi semplicemente “un umile servitore di Gesù Cristo”. 

Trascorse gli ultimi tempi della sua vita in prigionia, perché aveva lasciato diffondere la voce che era “una spia dei nemici”.

Anche in carcere, non cessava di castigare dolorosamente il proprio corpo, convinto come era di essere sì un “umile servitore di Cristo”, ma soprattutto un povero peccatore. 

Eppure Dio lo aveva scelto per un grande servizio: ma, come già san Paolo, Rocco non considerò mai questo servizio come un vanto per sé, bensì come un dono della grazia, di cui continuava a sentirsi indegno. 

Morì probabilmente nel carcere di Voghera, in un anno imprecisato fra il 1376 e il 1379. 

4. Anche questa sera vorrei lasciarvi alcuni spunti per la preghiera e per la conversione della vita. Li raccolgo attorno ad alcuni interrogativi e ad un’invocazione conclusiva.

* Riconosco l’assoluto primato di Dio e della sua grazia nel servizio che svolgo quotidianamente, secondo la specifica vocazione a cui il Signore mi ha chiamato?

* Interpreto gli impegni e i doveri del mio stato come umile risposta a un amore che mi ha preceduto, e che garantisce (solo che io lo voglia) la mia risposta fedele?

* So accettare l’imprevisto di Dio, il suo modo di intervenire nella mia vita e nel servizio che egli stesso mi ha affidato?

* So riconoscere Dio nelle modalità in cui egli si svela, senza imporgli i miei punti di vista?

* Per dilatare la mia disponibilità al servizio, curo la dimensione contemplativa della vita (la preghiera e i sacramenti, la lettura assidua della Parola di Dio, il rapporto coerente tra la preghiera e la vita?).

Preghiamo infine perché 

– attraverso l’intercessione potente di Maria e di san Rocco, 

nostri speciali patroni – 

anche noi possiamo trovare grazia presso Dio,

e non ci stanchiamo di esercitare umilmente 

il servizio che il Signore ci ha affidato. 

Amen! 

L’UMILTA’ DI MARIA E DI SAN ROCCO

    Nei giorni scorsi di questo triduo abbiamo parlato della fede e del servizio nella missione dei nostri santi patroni.

    Oggi parleremo dell’umiltà di Maria e di san Rocco.

    1. L’umiltà di Maria risulta a chiare note sia nel racconto dell’Annunciazione, che ci accompagna in questi giorni del triduo, sia nel Magnificat di Maria.

    “Ecco, io sono la serva del Signore!”, dice Maria all’angelo Gabriele. E nel Magnificat Maria confida alla cugina Elisabetta: “L’anima mia magnifica il Signore, perché ha considerato l’umiltà della sua serva… Egli ha rovesciato i potenti dai troni, e ha innalzato gli umili”.

    Un commentatore antico del Magnificat, Origene, vissuto in Egitto tra il secondo e il terzo secolo, scrive riguardo all’umiltà di Maria: “Dio ha guardato l’umiltà della sua ancella: Dio mi ha guardata, dice Maria, perché sono umile, e perché ricerco la virtù della mitezza e del nascondimento”.

    Così la virtù dell’umiltà caratterizza in modo speciale la figura di Maria, che sempre guardava al suo Gesù, colui che disse: “Imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete riposo per l’anima vostra”.

    L’esemplarità di Maria per ognuno di noi resta indubbiamente legata al progresso in questa virtù dell’umiltà. Origene scrive ancora: “Chi sono io per una simile opera? – si interroga Maria –. E risponde: E’ lui che mi ha guardata, non io che mi sono proposta. Infatti, io ero umile, e – come vergine – rigettata. Ora trascorro dalla terra al cielo, e sono attratta in un disegno di salvezza ineffabile”.

    E’ questa l’umiltà di Maria: proprio per la sua umile apertura al disegno di Dio noi la veneriamo assunta in cielo in anima e corpo.

    Come ben sapete, la parola umiltà deriva dal latino humus, che significa terra. Viene alla mente Francesco d’Assisi, che – prima di morire – si fece distendere sulla nuda terra, e lì compose l’ultima strofa del Cantico delle creature: “Beato si’, mi’ Signore”, recitò in quel momento, “per sora nostra morte corporale”. Per chi è umile, anche la morte, l’ultimo nemico, perde il suo pungiglione, e diventa sorella, perché ci apre la porta all’incontro con l’Amato, al volto radioso di Gesù Cristo, nostro fratello. Anche noi così ascenderemo al cielo, come Maria.

    2. Del resto, questa era anche l’umiltà di san Rocco.

    Sapete che egli voleva scomparire al mondo; sapete anche che dopo le guarigioni miracolose egli si allontanava di nascosto dalle città che aveva beneficato; e che volle morire in carcere, prigioniero e umiliato dal mondo.

    Egli era devoto di san Francesco, vissuto poco più di un secolo prima di lui, e voleva imitarne anzitutto la virtù dell’umiltà.

    Addirittura, nella sua umiltà Rocco non fece nulla per farsi riconoscere dallo zio paterno, governatore della città di Voghera, e non si ribellò quando – senza indagini r senza processo – finì in carcere, restandovi per un lungo periodo (tre o cinque anni), dimenticato da tutti e umiliato nella sua dignità.

    3. Un antico ritornello dice di san Rocco: “Tu eris in peste patronus”, tu sarai patrono nella peste.

    Molte pesti ci attanagliano ancora oggi: sì, il COVID ci fa ancora paura; le guerre, diffuse nel mondo, sono peggio di una peste…Ma ci sono anche delle pesti spirituali, dalle quali dobbiamo invocare la guarigione per l’intercessione dei santi, come Maria e san Rocco.

    Io metterei al primo posto la peste dell’orgoglio. L’orgoglio è esattamente il vizio contrario dell’umiltà. L’orgoglio, la ricerca di sé, del proprio prestigio e tornaconto, dei propri comodi, delle ricchezze e dei piaceri, è quello che sfascia le nostre comunità: le famiglie, anzitutto, ma anche la scuola, le comunità religiose e parrocchiali, i gruppi, la società…

Il cattivo esempio che talvolta ci viene dai nostri politici, spesso più attaccati al potere che al servizio della Nazione e del popolo, ci è sotto gli occhi proprio in questi giorni. E’ raro trovare persone che si impegnino nella politica (parola illustre, che indica il servizio della polis, della città), è raro trovare persone che vi si impegnino con spirito di umiltà, non di orgoglio.

Anche nelle famiglie, molte volte uno vuole prevalere sull’altro, e questo orgoglio prepotente è la causa vera di tante incomprensioni, di divisioni, e talvolta di delitti cruenti.

4. Potremmo moltiplicare gli esempi all’infinito; ma preferisco concludere questo triduo santo con una preghiera.

Alla fine di tutto, potremmo pregare così:

O Signore, 

tu hai spezzato per noi il pane della tua Parola.

Tu ci hai resi capaci, come la Vergine del Magnificat assunta in cielo,

di leggere e di meditare la storia della salvezza,

di stupirci davanti alle meraviglie del tuo amore.

Rendici ora aperti e disponibili,

perché questo pane di vita

nutra e converta la nostra preghiera e la nostra esistenza quotidiana.

Fa’ che diventiamo testimoni autentici

di ciò che abbiamo letto, meditato e pregato,

soprattutto – proprio come fece san Rocco –  

nel servizio amoroso verso le persone più povere e bisognose,

che ogni giorno tu metti sul nostro cammino.

Te lo chiediamo per Gesù Cristo, nostro Signore. 

Amen!

                        + Enrico dal Covolo

                        Vescovo tit. di Eraclea

Monteleone di Puglia, 12-14 agosto 2022.

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